Esercizi teatrali: uso oggetti di scena

Esercizi teatrali: uso oggetti di scena. Qual’è l’uso degli oggetti di scena a Teatro. Nota per la pratica teatrale ed un esercizio teatrale di Sandro Conte.


Il Quaderno di Nessuno – 3187 iscritti / anno XXIV,  n ° 122 – 2/2025

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Esercizi teatrali: uso oggetti di scena

Quale è l’uso degli oggetti di scena a Teatro. Nota per la pratica teatrale ed un esercizio teatrale di Sandro Conte.

Nella vita di tutti i giorni facciamo poco caso agli oggetti che quotidianamente utilizziamo. Invece a teatro è importante averne una viva attenzione e conoscerne la vita: vera o fantastica che sia.

Lo stralcio è tratto da: Frammenti di verità a teatro – Training quotidiano per attori, registi, pedagoghi: zone di confine tra corpo e anima”, di Sandro Conte. Ed. Editoria & Spettacolo, collana “Antigone”, pp 220, disponibile in libreria e sui siti on line.


Esercizi teatrali: uso oggetti di scena

Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Fabbricante di strumenti musicali, 1610 circa, Olio su tela, Londra, Apsley House, Wellington Museum © Historic England Archive

 

Quale è l’uso degli oggetti di scena a Teatro?

Ma che domanda: un oggetto è un oggetto, viene usato, passato di mano in mano, in una scena potrà sembrare che afferrandolo scateni qualche emozione nell’attore: un ricordo, un pensiero, un proposito. Ma basta, tutto qui, un libro è un libro, una penna è una penna e così via.

Non è così!

Almeno non è così semplice.

Il teatro ha mille variabili e quindi anche gli oggetti hanno la loro importanza.

 

Facciamo alcune ipotesi. Il copione prevede che:

  • se il personaggio in scena apre un certo cassetto, trova un orologio;
  • se guarda sulla libreria/tavolo trova un libro

Volutamente ho inserito il generico “un orologio, un libro”, ed è molto probabile che realmente lo scenografo, o chi per lui, abbia messo in scena un orologio o un libro, senza farci caso, uno qualsiasi, la scena lo prevede e lui lo ha posizionato dove è bene che stia.

Ma per l’attore le cose stanno diversamente.

Per l’attore:

  • l’orologio di scena non può essere “un orologio”, ma deve necessariamente essere quell’orologio, proprio quello e non un altro.
  • Il libro di scena non può essere “un libro”, ma deve necessariamente essere quel libro, proprio quello e non un altro.

Vediamo come trasformare qualsiasi oggetto in quell’oggetto, esattamente quello e non un altro. Proviamo con un libro.

Pratica/azione

esercizi teatrali RACCONTA IL TUO OGGETTO

  • Gli attori si siedono tutti in cerchio e il conduttore dà a un attore un libro, un libro qualsiasi.
  • Il libro viene passato di mano in mano.
  • Chi riceve il libro dice qualcosa, qualsiasi cosa, in relazione al libro.
  • L’attore che riceve il libro può anche dire qualcosa che non ha nulla a che fare con il libro o non dire nulla e passarlo all’attore successivo.
  • Dopo qualche giro si saranno raccolte tante ipotesi, dalla più fantasiosa alla più concreta.
  • Interviene il conduttore che, in base alla sua esperienza, cerca di indirizzare le osservazioni/racconti che ogni attore fa. Cioè sceglie gli spunti che sono già nati e li riduce a soli due-tre spunti in maniera che al successivo passaggio gli attori si concentrino su quegli spunti.
  • Dopo qualche altro giro del libro tra gli attori, ci sarà uno spunto prevalente e il conduttore inviterà ad approfondire prorpio quello spunto prevalente.
  • Ne uscirà fuori la storia, la vita di quel libro, una vita totalmente inventata, magari molto personale, parziale, fantasiosa.
  • Alla fine il libro non sarà un libro, ma quel libro.
  • Quando l’attore in scena lo prenderà in mano la sua azione avrà tutt’altro peso che non quello che sarebbe stato se avesse afferrato un libro, uno qualsiasi, messo in scena dallo scenografo

Esercizi teatrali: uso oggetti di scena

Solo a titolo di esempio riporto quanto uscito da una mia esperienza.

Era un incontro preliminare alla messinscena della Antologia di Spoon River di E.L. Masters.

Il libro utilizzato era nuovo, quindi non aveva una sua storia.

Eppure dai vari giri tra le mani degli attori, dopo l’esercizio uscì fuori che:

  • Il libro era stato regalato da Carla a Lorenzo.
  • Lei milanese, lui romano.
  • I due si erano dati appuntamento a Firenze dove avevano vissuto un romantico weekend in un alberghetto vicino al Pontevecchio.
  • Il libro aveva una dedica (dedica che ovviamente non c’era).
  • Dedica che riportava: …”Per leggerle insieme…Firenze 4 ottobre…”
  • Carla aveva 22 anni ed era vegetariana.
  • Lorenzo ne aveva 25 ed era tifoso della Roma.
  • Dopo quel weekend romantico i due non si erano mai più rivisti.

Forse c’erano anche altri particolari che adesso mi sfuggono. Ma, dopo l’esercizio, un brivido mi correva lungo la schiena.

Carla, Lorenzo, oggi, a distanza di anni da quella dedica, come saranno, dove saranno e con quali partner, cosa ne è stato delle loro giovani vite?

L’attore che ora avesse dovuto utilizzare il libro non avrebbe preso in mano “un libro”, ma quel libro e nel farlo gli sarebbe venuta in mente Carla, Lorenzo, il Pontevecchio, la dedica, la Roma ecc.

Che emozione, che vita dentro “un libro” diventato quel libro proprio quello e non un altro.

Lo spettatore si accorge se l’attore usa “un libro” o se invece usa quel libro proprio quello e non un altro.

Esercizi teatrali: uso oggetti di scena

Facciamo un altro esempio:

Ipotizziamo che in scena ci siano degli strumenti musicali, ad esempio come quelli che vediamo nel quadro sopra riportato: “Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Fabbricante di strumenti musicali, 1610 circa, Olio su tela, Londra, Apsley House, Wellington Museum © Historic England Archive“.

Oppure anche altri e di qualsiasi genere.

Mettiamoci in cerchio ed proviamo l’esercizio racconta il tuo oggetto.

  • Cosa raccontano gli stumenti musicali che vediamo?
  • Quale liutaio o artigiano li ha forgiati ?
  • Questi strumenti quale musica hanno suonato ed in quali occasioni ?
  • Chi si è innamorato al loro suono?
  • Sono strumenti venuti da lontano o fatti in casa?
  • L’ultima volta che hanno suonato era giorno o era notte?  Faceva caldo o faceva freddo?

Ogni attore potrà sbizzarrirsi in mille ipotesi. Starà al conduttore indirizzare la fantasia per creare una storia condivisa da tutti e far sì che per gli attori lo strumento di scena non sia “uno strumento”, ma quello strumento, proprio quello e non un altro.

Buon lavoro.

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