Frammenti di verità a teatro, training quotidiano per attori, registi, pedagoghi: zone di confine tra corpo e anima
Frammenti di verità a teatro
Training quotidiano per attori, registi, pedagoghi: zone di confine tra corpo e anima
PRESENTAZIONE GIOVEDì 14 NOVEMBRE ORE 16,30 – 18,30
Biblioteca Arcipelago, via Benedetto Croce 50, Roma Montagnola, ampio parcheggio gratuito
INTERVENGONO: Maya Vetri, Assessora alla cultura Municipio 8, Roma; Prof.ssa Clelia Falletti, Univ. Roma La Sapienza; Maximilian La Monica per Editoria & Spettacolo; Roberto Cruciani, curatore della collana “Antigone” di Editoria & Spettacolo
il nuovo libro di Sandro Conte disponibile in libreria, sui siti online e nei seminari/incontri con l’autore: Prenotalo
il libro è un’immersione nel processo creativo sotto forma di workshop per attori. Ma non solo: anche per registi, pedagoghi e chiunque sia incaricato di condurre il training in un gruppo. Ma non solo: anche per drammaturghi, scrittori e chiunque abbia a che fare con la creatività. Perché qui il training è mirato ad accendere le scintille che allenano la creatività tutta. In questo testo, i principi di Stanislavskij, Grotowski, Barba prendono una forma concreta, dialogando con i maestri sul piano del “fare”.
In appendice, oltre ad un’utile bibliografia ragionata, vengono proposti degli estratti da testi fondamentali quanto raramente frequentati, come il Manifesto per un nuovo teatro di Pasolini e un saggio di Simonov su Stanislavskij.
Ed: Editoria & Spettacolo – collana “Antigone” – € 18,00 – pp. 220 – ISBN: 978-88- 32068-59-7 – disponibile in libreria, sui siti online e direttamente nei seminari/incontri con l’autore(Prenotalo)
Frammenti di verità a teatro
Per attori, ma non solo
Prefazione di Clelia Falletti – Professore associato nell’Università di Roma « La Sapienza » insegna Storia del Teatro e dello Spettacolo, Teoria e Storia della Scenografia, e Antropologia Teatrale
Leggere questo libro mi ha fatto ricordare del lavoro di Eugenio Barba con i pandit (gli “uomini di libro”, distinti dagli “uomini di scena”) all’ISTA (International School of Theatre Anthropology) del Salento nel 1968: Barba dedicò alcune ore al giorno agli ‘intellettuali’ sperimentando su di loro le tecniche del lavoro con gli attori, praticando lo straniamento.
Ci invitava a costruire su pochi indizi disomogenei, o strampalati, una storia coerente – liberando la fantasia, facendo correre l’immaginazione ma dandoci ad ogni tappa del percorso degli argini stretti. Per arrivare alla fine a una storia non prevista prima… per poi ridurla a un pugno di parole/immagini con cui creare la nostra poesia di poche parole. La concisione, ma densa di tutto il percorso. Ricordo che, tornata a Roma, stracciai le pagine che avevo già tradotto di un libro da pubblicare, ricominciando da capo, con una ritrovata sicurezza e padronanza, e concisione: dietro ogni parola ora c’era un’immagine.
Questo fu il risultato nell’immediato.
Più tardi, per l’Università del Teatro Urbano “Fabrizio Cruciani” di Abraxa Teatro, quell’esperienza miportò ad organizzare, per diversi anni, dei laboratori di scrittura creativa chiamando a collaborare attori di teatro (tra gli altri, Laura Curino, François Kahn, Marco Baliani). Un altro esito inaspettato fu il mio lavoro di drammaturga con alcuni gruppi di teatro, come il Teatro Potlach, o il Teatro Ridotto.
Leggere questo libro di Sandro Conte mi ha rituffato in quell’esperienza. Per questo ho intitolato questa presentazione: Per attori, ma non solo.
Il libro nella sua architettura
e nel suo stile colloquiale mette sulla carta i laboratori (lezioni, esercitazioni, approfondimenti, storia) che per anni Sandro Conte ha tenuto e continua a tenere a schiere di attori e aspiranti attori. Nello stesso tempo la scrittura lascia anche trapelare la salda, e resistente, formazione scientifica del suo autore: penso ad esempio a immagini come “il catalizzatore”, o al titolo di un paragrafo – La recitazione è una sinusoide – dove scienza e poesia s’incontrano.
Nel suo dialogo con gli allievi, che è dialogo ma soprattutto è sprone a creare immagini foriere di azioni, immagini non comuni, non banali, che attingano all’intimo e al profondo del proprio essere, il linguaggio del pedagogo diventa suggestivo, ispirato, poetico. E anche noi che leggiamo ne rimaniamo irretiti.
Il libro, così, non è utile solo all’attore per scoprire se stesso, ma anche al regista, anche al drammaturgo, e a chi scrive, in generale, e vuol essere padrone del suo strumento, le immagini, le parole, il ritmo, gli sbalzi, le diversioni, e vuole svegliare, in chi ascolta o legge, i sensi e la memoria.
L’arte dell’attore
– come del resto ogni arte – non è finzione, al contrario, è svelamento di sé a se stessi, attraverso gli strumenti che nel libro sono mostrati, analizzati e offerti, perché è importante avere gli strumenti per essere veri sulla scena, cioè per essere non ‘attori che recitano’, non ‘personaggi’, ma ‘persone che vivono’, perché ciò che conta davvero, in teatro, è quello che accade tra attore e spettatore – e su questo insiste Sandro Conte. Nell’introduzione al suo libro Le acrobazie dello spettatore. Dal teatro alle neuroscienze e ritorno (Bulzoni, 2013) – un libro che indaga dalla prospettiva delle neuroscienze cognitive il rapporto preverbale tra attore e spettatore – Gabriele Sofia scrive: «[lo spettatore] non è semplicemente un individuo “di fronte” a uno spettacolo, ma, con il suo vissuto dinamico di esperienze, rappresenta un polo costituente e necessario allo spettacolo» (p.20).
E, aggiungerei, ciò non vale solo per il teatro ma per ogni forma d’arte. Il grande scrittore russo contemporaneo di Stanislavskij, Anton Cechov, in una lettera del 1° aprile 1809 al suo editore Aleksej Suvorin, afferma: «Scrivendo, faccio pieno assegnamento sul lettore, nella presunzione che aggiungerà da sé gli elementi che mancano nel racconto» (in A. Cechov, Senza trama e senza finale. 99 consigli di scrittura, Minimumfax, p. 83). Soltanto la verità dell’attore può toccare lo spettatore con una sorta di rispecchiamento consentendogli un’esperienza di sé, risvegliando in lui il suo proprio vissuto.
Questo libro inizia con un “Se…”
e si conclude con un “Se…”. E ogni capitolo si conclude con un “Se…”. I suoi ‘se’ non sono tanto un elogio del dubbio nella linea di Cartesio, ma piuttosto un invito a esplorare in profondità, a esercitare il ragionamento, offrono un’apertura a ipotesi ancora non pensate. Sono perciò il volano per ulteriori sviluppi aprendo a nuove frammentazioni e possibilità di imbattersi in strade non battute, in scenari assonanti e dissonanti.
Il libro ha una struttura salda,
pur vivendo di continue divagazioni. È diviso in otto capitoli che guidano il lavoro su dieci frammenti di verità da portare alla luce.
A partire dalle Prime indicazioni del regista/pedagogo, l’attore è accompagnato alla scoperta del primo “frammento” di verità a teatro, che attiene alla zona più intima della persona, l’“io” silente, santo o assassino, il lato di noi che teniamo nascosto a noi stessi e agli altri, ingabbiato dalle convenzioni sociali e da noi stessi, esibendo invece il nostro “io” diurno, sociale, visibile a tutti. L’attore si allena ad esplorare entrambi così da poter attingere all’uno o all’altro a seconda del personaggio in scena, allo scopo di essere vero in scena e non ‘fingere’.
Con gli esercizi di questo capitolo
(trovare il ‘proprio’ posto nello spazio scenico, creare un rapporto personale con gli oggetti di scena, concentrazione) si rompono l’abitudine e la quotidianità, l’attore scopre i propri momenti di verità, e impara a custodirli ordinatamente pronti all’occorrenza nella propria cassetta degli attrezzi, che altro non è che un quaderno in cui le pagine hanno due colonne: da un lato l’attore annota la fantasia o pensiero, dall’altro l’azione fisica nata da quella fantasia – o viceversa. Potrà attingere a questi suoi frammenti di verità in qualsiasi situazione e per qualsiasi personaggio e sarà, così, vero e non dovrà ‘recitare’ sulla scena.
Nei capitoli e frammenti successivi, si sperimenta con i testi a memoria, si distingue un ‘movimento’ da una ‘azione fisica’ con una ricchezza di esercizi e di stimoli pratici, ci si addestra a intrecciare le proprie ‘improvvisazioni’ con quelle degli altri, ci si esercita con la parola ripetendo la battuta come un mantra, finché perde il suo senso e “incappa” in un senso non previsto, svegliando allora visioni personali, “frammenti di verità”, con i quali incontrare, senza finzioni, lo spettatore.
Frammenti di verità a teatro di Sandro Conte
mira a sviluppare nell’allievo la “drammaturgia dell’attore”, fornendogli gli strumenti non per essere il servile esecutore a teatro, ma l’artista-creatore, anzi l’unico creatore in azione, vero padrone sulla scena, che con la sua presenza e arte è in grado di avvincere e far palpitare lo spettatore nel buio della sala.
Ed: Editoria & Spettacolo – collana “Antigone” – € 18,00 – pp. 220 – ISBN: 978-88- 32068-59-7 – disponibile in libreria, sui siti online e direttamente nei seminari/incontri con l’autore(Prenotalo)