CECHOV: Creare personaggi con il Gesto Psicologico
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1700 iscritti / anno VIII, n ° 43 / gennaio/febbraio 2009
Michail CECHOV: Creare personaggi con il Gesto Psicologico
da M. CECHOV: “La tecnica dell’Attore”
Capitolo V°, Dino Audino Editore
Stanislavskij, alla fine della sua vita, arriva al “metodo delle azioni fisiche”, metodo poi ripreso e sviluppato da Jerzy Grotowski. Dunque esiste un punto d’incontro tra il “metodo” di Stanislavskij e le esperienze di Grotowski, ed è su questo che verte la presente newsletter
Michail Cechov (1891-1955), nella foto, nipote di Anton, è stato uno degli allievi di Stanislavskij al Primo Teatro d’Arte di Mosca e divenne uno dei più grandi attori russi finchè, nel 1928, quando era a capo del Secondo Teatro d’Arte di Mosca, fu costretto a fuggire dalle persecuzioni staliniane contro gli intelletuali. Nel suo libro “La tecnica dell’Attore” raccoglie e sviluppa il metodo Stanislavskij sulla Memoria Emotiva per spingerlo verso la definizione di Gesto Psicologico.
Sul Gesto Psicologico abbiamo già pubblicato un altro stralcio, con interessanti disegni, sempre da “la tecnica dell’attore” di Michail Cechov. Vedi https://www.teatrodinessuno.it/doc/cechov-gesto-psicologico/
Ringraziamo Dino Audino Editore per il permesso alla pubblicazione.
Buona Lettura
VIDEO PRESENTAZIONE https://youtu.be/BlnsrR0VyZg
Michail CECHOV: Creare personaggi attraverso il Gesto Psicologico
da M. CECHOV: “La tecnica dell’Attore”
Capitolo V°, Dino Audino Editore
Molto prima di capire veramente cosa fosse il gesto psicologico, ho avuto tre esperienze, lì per lì apparentemente insignificanti, il cui completo significato fui in grado di afferrare solo molto più tardi.
Quando lavoravo sulla parte di Erik XIV di August Strindberg al Primo Studio del Teatro d’Arte di Mosca, facevo molte domande al mio regista, Vachtangov, cercando di penetrare al cuore del personaggio e di afferrarlo tutto in una volta. Vachtangov lottò con se stesso per molto tempo, sforzandosi di trovare risposte soddisfacenti alle mie domande. Una sera alle prove scattò improvvisamente in piedi, esclamando: ”Questo è il tuo Erik. Guarda! 0ra sono all’interno di un cerchio magico e non posso attraversarlo!” Con tutto il suo corpo fece un movimento forte, dolorosamente appassionato, come se cercasse di rompere un muro davanti a sé o di perforare un cerchio magico. Il destino, la sofferenza senza fine, l’ostinazione e la debolezza di carattere di Erik XIV mi divennero chiari. Da quella sera fui in grado di recitare la parte con tutte le sue innumerevoli sfumature per tutti i quattro atti dell’opera.
Un’altra esperienza fu la seguente: durante una prova dell’ Ispettore generale di Nikolai Gogol Stanislavskij, che ne era il regista, dandomi suggerimenti per la parte di Chlestakov fece improvvisamente un movimento rapido come un fulmine con le braccia e le mani, come se le gettasse verso l’alto e allo stesso tempo fece vibrare le dita, i gomiti e anche le spalle. ”Questa è tutta la psicologia di Chlestakov”, disse ridendo (il suo gesto in effetti era comico). La mia anima rimase affascinata dall’azione di Stanislavskij e ancora una volta fui in grado di impostare tutta la parte, proprio come nel caso precedente senza difficoltà, dall’inizio alla fine. Ormai sapevo come si muoveva Chlestakov, come parlava, come si sentiva, cosa pensava, come e cosa desiderava, e cosi via.
La terza esperienza fu con Fedor Shaljapin. Una volta mi stava prendendo in giro, ponendomi domande sul metodo di Stanislavskij e contraddicendo tutto quello che dicevo (pur avendo allo stesso tempo un sincero interesse per il Sistema di Stanislavskij) . “Bene”, disse, ”secondo il ‘tuo’ metodo puoi fare miracoli in scena, non è vero? Puoi addirittura fare di un uomo grande e grosso come me una figura piccola e sottile. Non è così? E a questo punto fece un movimento con tutto il suo possente corpo e, con mia grande sorpresa, vidi davanti a me per un attimo un piccolo uomo sottile con un piccolo corpo esile.
Cosi, tre grandi maestri mi hanno mostrato senza volerlo tre fantastici gesti psicologici! Quello che questi maestri fecero in momenti di ispirazione noi attori contemporanei possiamo imparare a farlo, cosi da renderci capaci di usarlo come uno dei mezzi della nostra tecnica professionale. E può essere imparato da chiunque, anche dalla persona meno dotata di talento.
Ogni personaggio sulla scena ha un desiderio principale e una maniera tipica di esaudire questo desiderio. Qualsiasi variazione possa mostrare il personaggio durante l’opera, nel tentativo di ottenere quello che desidera, rimane pur sempre lo stesso personaggio. Sappiamo che il desiderio di un personaggio è la sua volontà (il “cosa”) e la sua maniera di cercare di ottenere ciò che desidera è la sua qualità (il “come”). Dal momento che il gesto psicologico è composto dalla volontà, permeata di qualità, può facilmente comprendere ed esprimere la completa psicologia del personaggio.
Con la sua immaginazione, con la sua recitazione, con le qualità e gli altri mezzi, l’attore scava sempre più in profondità nel proprio personaggio. Il suo scopo finale è di assorbire il personaggio nella sua interezza. Questo lavoro può essere fatto contemporaneamente al tentativo, alla serie dl tentativi, di creare un gesto psicologico per il personaggio nella sua totalità. L’attore può sforzarsi di trovare questo gesto a qualsiasi stadio del suo lavoro, che sia avanzato o all’inizio. La tecnica dell’applicazione del gesto psicologico in questo caso è esattamente la stessa descritta prima per altri casi. Quello di cui l’attore ha bisogno per raggiungere questo obiettivo è un’esperienza e un’abilità sufficienti, che possono essere sviluppate con l’esercizio.