Aleksandr SUCHOVO-KOBYLIN

Suchovo-Kobylin nacque nel 1817 in una ricca famiglia di nobiltà terriera. Autore di La Morte di Tarèlkin, Le Nozze di Krecinskij, Un Affare Giudiziario.

Aleksandr SUCHOVO-KOBYLIN

Suchovo-Kobylin

(Mosca 1817 – Beaulieu-sur-Mer, Nizza 1903)

Note biografiche e le commedie:

IN QUESTA PAGINA: La Morte di Tarèlkin,   Le Nozze di Krecinskij,    Un Affare Giudiziario.


Suchovo-Kobylin: note biografiche

Mosca, il Cremlino

Mosca, il Cremlino

Suchovo-Kobylin nacque nel 1817

in una ricca famiglia di nobiltà terriera. Allevato n un ambiente colto e raffinato, compì brillantemente gli studi regolari presso la facoltà di filosofia, indirizzo fìsìco-matematico; successivamente si recò in Germania a completare gli studi filosofici. Tornato in patria condusse vita mondana fino al 1850, quando la morte violenta della sua amante, la francese Louise Simon-Demanch sopravvenne a sconvolgerne il corso tranquillo. Accusato dell’assassinio, e tutti gli indizi erano a suo carico anche se non si è mai riusciti a raggiungere una piena dimostrazione, fu per due volte incarcerato e solo nel 1857, con decreto del ministro della giustizia, definitivamente prosciolto dall’imputazione. Il periodo di reclusione gli offre pressoché tutto il materiale per la seconda e la terza commedia della trilogia.

Perseguitato dai sospetti e dalle diffidenze della società, Suchovo-KobyIin trascorse all’estero e in solitudine, nella tenuta di famiglia, il resto della sua vita. Solo nel 1902 gli giunge finalmente un riconoscimento ufficiale: l’elezione a membro onorario dell’Accademia delle scienze. Muore l’anno successivo nella Francia meridionale.

La commedia La morte di Tarèlkin è la terza di una trilogia drammatica le cui prime due parti portano il titolo di Le nozze di Krecinskij e Un affare giudiziario.


Aleksandr SUCHOVO-KOBYLIN: Le nozze di Krecinskij

scritta nel 1854 e rappresentata l’anno successivo con discreto successo, rientra quasi perfettamente negli schemi della «commedia di costumi» con la sua contrapposizione del mondo patriarcale, arretrato, ma moralmente sano della nobiltà di campagna al mondo corrotto e allo spirito affaristico della città, e riprende molte caratteristiche formali delle commedie leggere francesi: « Scrivevo Le nozze di Krecìnskij, -afferma l’autore, -e ricordavo continuamente i teatri parigini, i vaudevilles… ».


SUCHOVO-KOBYLIN: Un affare giudiziario

Nella seconda parte della trilogia, Un affare giudiziario, gli elementi satirici della «commedia di costumi» diventano assai più acuti e assumono un carattere di requisitoria nei confronti della società e, in particolare, della burocrazia giudiziaria alla quale egli faceva risalire la responsabilità delle disavventure personali patite fra il 1850 e il 1857: « Un affare giudiziario è la mia vendetta. Io mi sono vendicato dei miei nemici. Io odio gli impiegati».


Aleksandr SUCHOVO-KOBYLIN: La morte di Tarèlkin

La terza parte, infine, La morte di Tarèlkin, è caratterizzata da un’abilissima fusione del realismo più integrale col grottesco delle situazioni sceniche. Questa commedia fu definita dall’autore « commedia scherzo », destinata a suscitare nel pubblico « un riso semplice e allegro »; dei generi minori francesi possiede gli elementi dell’eccentricità e della facile comicità e, come quelli, ricorre ai trucchi delle trasformazioni e degli scambi di persona.

La satira

Ma ciò riguarda appena la forma esteriore, ché qui la satira del Sùchovo-Kobylin raggiunge l’apice della tensione, della virulenza, della velenosità: nella commedia non c’è un solo personaggio positivo, non un solo, piccolo, squarcio di colore in un quadro fosco e spietato di arbitri, di corruzione, di sopraffazioni. La satira e la requisitoria qui non investono più una determinata categoria, ma la società tutta, negli oppressori e negli oppressi, negli aguzzini e nelle vittime, che, coi suoi ordinamenti e le sue leggi, rende possibile, quando addirittura non determina, casi come quello da lui portato sulle scene.

Suchovo- Kobylin: La morte di Tarèlkin

Come NOTA INTRODUTTIVA utilizziamo una lettera dello stesso autore ad un amico ed una sua nota “Al Lettore”

A Nikolaj Dmitrevic Sepelov

Mio carissimo amico,

Non fu forse in tua compagnia che, ancor giovani, trascorremmo qualche tempo sui colli Albani, leggendo Gogol’ alla ventura? E non fu il tuo fine temperamento di artista che predisse a Krceinskij un autentico successo, sin da quando io lo venivo tratteggiando solo per un gioco? E non fosti tu a darmi la prima e, posso ben dirlo, l’« unica » approvazione?

Ed ora, appena qualche settimana fa, preoccupato per la frettolosa messa a punto de La morte di Tarèlkin, non lui son forse rivolto a te per consigli, non debbo al tuoi infallibili suggerimenti di artista delle correzioni che han dato a questa commedia un valore ed hanno introdotto in essa la Logica dei Motivi?

La nostra antica amicizia non ha certo ecceduto nell’indurmi a scriverti questa dedica e a porre sul frontespizio della mia terza ed ultima commedia, il tuo nome, che ho tanto caro.

Il tuo devotissimo
A. Suchovo-Kobylin

Mosca, 20 febbraio 1869

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AL LETTORE

A voler essere imparziale, debbo riconoscere che la sorte delle mie prime due commedie non avrebbe dovuto certo indurmi a lavorare ulteriormente per la scena. Ma su di me influirono molto gli avvenimenti che seguirono la loro apparizione; e inoltre era restato in germe molto più di quanto era stato buttato giù « a la prima » (In francese nel testo originale)
La mia attività tese verso più alte sfere che, similmente agli strati superiori dell’atmosfera, sono più confacenti allo Spirito del Silenzio e della Libertà.
Nel dare alla luce i miei tentativi drammatici, vorrei tuttavia dar loro tanta verità e dialettica quanta ne è contenuta nel magico numero «tre».
I tedeschi dicono: «Ein Mal ist kein Mal -Drei Mal ist Ein Mal». Noi russi diciamo: « Senza Trinità non si costruisce una casa » e perciò: raccolte le scene da me scritte già da tempo come cornice all’ultimo monologo di Tarèlkin nel dramma Un Affare Giudiziario, le ho, contro voglia, cucite insieme con un filo vivente, come si suol dire, le ho definite « scherzo in tre atti » e, non senza esitazioni, le affido ora al Pubblico nella loro rozza forma, nella speranza che esso voglia essere indulgente.
Se queste scene gli procureranno qualche minuto di riso semplice, gioioso e gli faranno dimenticare la malvagità che, secondo la Scrittura, alberga in ciascuno di noi, mi riterrò del tutto pago.

31 ottobre 1868

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