APOSTOLOU: Empatia e teatro greco antico
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A. APOSTOLOU: Empatia e teatro greco antico
Fenomenologia e teatro
L’Empatia, secondo il Prof. Apostolou, alla luce del pensiero di Husserl e Scheler.
Il Professore Apostolos Apostolou insegnava all’ Università Panteion Antropologia Filosofica e Letteratura Neogreca all’ Università di Padova come Professore Visiting. Oggi è Direttore dell’ Università del Tempo Libero di Atene e insegna Filosofia e Drammaturgia.
Ringraziamo il Prof. Apostolou per averci inviato il suo saggio.
Del Prof. Apostolou abbiamo pubblicato
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2016 – Emancipazione e secolarizzazione nella tragedia greca antica
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2009 – La Purificazione – Catharsis – nella tragedia greca antica
La Purificazione – Catharsis – e la dialettica nella tragedia greca antica
Buona Lettura
Apostolos Apostolou: Empatia e teatro greco antico
Fenomenologia e teatro
«Non sono nata per condividere l’odio, ma per
condividere l’amore.» «Ora tutto è perduto, poiché
quando l’uomo perde la gioia io non ritengo sia vivo,
ma piuttosto un morto animato.» ( Antigone, Sofocle)
Nella fenomenologia di Husserl la riduzione è stata intesa prevalentemente come un procedimento conoscitivo volto a mettere fra parentesi tutto ciò che si conosce per limitarsi alla struttura stessa con cui la coscienza conosce. Altrettanto la riduzione eidetica si configura come una riduzione “conoscitiva” volta a cogliere l’invarianza eidetica. La riduzione è una presenza di sollecitudine, come la Katharsis in teatro antico greco.
A differenza di Husserl, fra il 1911 e il 1916 Scheler. sviluppa un concetto di riduzione inteso come purificazione dal proprio egocentrismo per riuscire a posizionarsi nel mondo in un diverso modo. Qui la riduzione non ha più un carattere “conoscitivo”, come interpretano molti la fenomenologia, ma si traduce in una conversione filosofica, (qui possiamo vedere che cosa dice per Katharsis Platone: Leggi, Z,740) in una trasformazione concreta del proprio modo di vivere che richiama la tematica aristotelica della katharsis, e che assume il significato di una purificazione dalle storture egocentriche capace di riportare a un riequilibrio della sfera affettiva e all’emergere di aree affettive altrimenti destinate all’atrofizzazione.
Se in Aristotele, la katharsis è purificazione dagli eccessi pulsionali, in Scheler è prima di tutto messa fra parentesi della prospettiva egocentrica: è una purificazione che permette il passaggio dalla sfera del senso comune dominante a quella, altrettanto empirica, dell’apertura al mondo. In questa prospettiva il processo catartico è il punto di partenza per qualsiasi processo di trasformazione dell’individuo come della società. I due concetti della fenomenologia sono la riduzione, e l’empatia. La riduzione è un esperito dell’essere, o anche la realtà dell’intenzionale, mentre l’empatia è l’esordio dell’essere al mondo secondo Heidegger. L’esperienza empatia è una esperienza di un io – flusso che comunque viene a datità di presentificazione. E cosi l’empatia è una coscienza immanente del tempo.
Allora che cosa è empatia? Vediamo cosa ci dice Wikipedia: «La compassione (dal latino cum patior – soffro con – e dal greco “συμπἀθεια” , sym patheia – “simpatia”, provare emozioni con..) è un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui provandone pena e desiderando alleviarla…Il concetto di compassione richiama quello di empatia dal greco “εμπαθεια” (empateia, composta da en-, “dentro”, e pathos, “affezione o sentimento”), che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione soggettiva che legava lo spettatore del teatro greco antico all’attore recitante ed anche l’immedesimazione che questi aveva con il personaggio che interpretava…Nelle scienze umane, il termine empatia è passato a designare un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di comprensione dell’altro, escludendo ogni attitudine istintiva affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale.»
Per la psicologia o socio psicologia, «l’empatia è la capacità di comprendere a pieno lo stato d’animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Empatia significa sentire dentro […] ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana ed animale. Si tratta di un forte legame interpersonale e di un potente mezzo di cambiamento. Il concetto può prestarsi al facile riduttivismo mettersi nei panni dell’altro, mentre invece significa andare non solo verso l’altro, ma anche portare questi nel proprio mondo. Essa rappresenta, inoltre la capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d’animo di un’altra persona. L’empatia è dunque un processo: essere con l’altro […]. L’empatia costituisce un modo di comunicare nel quale il ricevente mette in secondo piano il suo modo di percepire la realtà per cercare di far risaltare in sé stesso le esperienze e le percezioni dell’interlocutore. È una forma molto profonda di comprensione dell’altro perché si tratta d’immedesimazione negli altrui sentimenti. Ci si sposta da un atteggiamento di mera osservazione esterna (di come l’altro appare all’immaginazione) al come invece si sente interiormente (in quei panni, con quell’esperienza di vita, con quelle origini, cercando di guardare attraverso i suoi occhi). […]..» (Enciclopedia Treccani).
Secondo la filosofia della fenomenologia l’empatia è in ogni caso un’esperienza, che come ogni altra possiamo ridurre fenomenologicamente: possiamo avere quindi un duplice modo per farlo. Nel primo, l’empatia in se stessa che abbiamo come data guardando nella percezione fenomenologica che ha il suo sottofondo temporale come ogni percepito fenomenologico e che si coordina in un flusso coscienziale, cui si riferiscono muovendo da una data “cogitario” tutte le percezioni fenomenologiche e tutte le presentificazioni fenomenologiche di tipo memorativo. Nel secondo, però l’empatia è esperienza di una coscienza già empatica in cui possiamo esercitare anche riduzione fenomenologica [1]. Nella vita esiste sempre una possibile empatia. E possibile empatia è lo specchio di ogni monade in ogni, in ogni altra, e possibilità di tale specchio connette la possibilità di una costituzione concordante di una natura spaziotemporale, di un indice predominante in ogni Io per costituzione di vissuti corrispondenti[2]. Questa possibilità di una costituzione la vediamo in Sofocle (Antigone), quando Euridice dice:
EURIDICE:
O cittadini, le parole vostre
udite ho, mentre uscivo, e m’avviavo
a rivolger preghiera alla Dea Pallade.
Levo le sbarre, a me traggo le imposte,
ed ecco, il suono della mia sciagura
mi percuote le orecchie; e delle ancelle
cado atterrita fra le braccia, e corro.
Ma, qual che sia la voce, ripetetela.
Non sono ignara di sventure; e udrò.
Nell’empatia o Eindeutung il corpo dato all’io come unità di esperienza viene intesi anzitutto semplicemente come portatore di psichico ed anche come portatore di atti, di vissuti intenzionali [3]. Appunto perciò un soggetto puro come soggetto di cogito di volta in volta univoco possiede consistenza di univocità. Questo soggetto di cogito vuole sviluppare la capacita’ di giudicare e ispirare positivamente se stessi e agli altri. Possiamo vedere il dialogo tra Ismene e Antigone.
Is.: Ma nei tuoi mali non mi vergogno di farmi compagna di viaggio del tuo dolore.
An.: Di chi è l´opera ne sono consapevoli Ade e i morti laggiù; io non amo una persona cara che ama a parole.
Is.: Tuttavia, sorella, non negarmi l´onore di morire con te e di aver onorato il morto.
An.: Non morire insieme a me e non fare tue le cose che non hai neppure toccato. Basterò io a morire.
Is.: E quale vita sarà cara a me privata di te?
An.: Chiedilo a Creonte; infatti ti curi di lui.
Is.: Perché mi tormenti con queste cose non guadagnandoci nulla?
An.: Soffrendo certo, se rido dei tuoi errori.
Is.: Ma in che cosa dunque ora potrei giovarti ancora?
An.: Salvati. Non ti impedisco di fuggire.
Is.: Ohimé infelice, dovrei rimanere esclusa dalla tua sorte?
An.: Tu hai scelto di vivere, io di morire.
Is.: Ma non per ragioni mie non espresse.
An.: Sembrava che io ragionassi bene ad alcuni, tu ad altri.
Is.: Eppure noi due abbiamo la stessa colpa.
An.: Fatti coraggio. Tu vivi, la mia anima invece è morta già da tempo, così da giovare ai morti.
Cr.: Io dico che queste due fanciulle l´una si è mostrata recentemente pazza, l´altra lo è già da quando è nata.
Is.: Infatti, signore, giammai la ragione che sia fiorita rimane a chi si trova in difficoltà, ma svanisce.
Ma il più basso grado dell’empatia è la percezione del corpo. Campi di sensazione, dati cinestetici, dati di calcolo, dati visivi e tattili, dati sentimenti algesici, cioè stimoli, tendenze, movimenti liberi, stimoli tendenti, stimoli per flussi cinestetici, o percezione di apparizioni raffigurati, trascendenze oggettive, e anche percezione di atti a ciò riferiti. Anima e soggetto preempirico condizioni del soggetto come testimoniante. Ecco una testimonianza empatica di Medea cosi come la descrive Euripide:
Medea: Quante speranze avevo riposto in voi, un tempo; m’immaginavo, povera disgraziata, che mi avreste assistito nella mia vecchiaia, che da morta mi avreste seppellito pietosamente con le vostre mani; una sorte invidiabile agli occhi della gente. Ma è svanita l’illusione che accarezzavo.
Priva di voi, condurrò una vita triste e angosciata. Non rivedrete più, davanti agli occhi, vostra madre: voi passate a un altro tipo di esistenza.
Ma perché, perché mi guardate in questo modo? Perché questo sorriso, questo estremo sorriso?
Che dolore!
Cosa devo fare?
Mi perdo di coraggio, amiche, quando vedo il volto sereno dei miei figli.
No, non me la sento: all’inferno le decisioni di prima. Porterò via con me i bambini. Per straziare il padre con le sventure dei suoi figli, devo proprio raddoppiare la mia di sofferenza? No davvero.
Nella base dell’esperienza intersoggettiva l’empatia diviene la condizione della conoscenza possibile dell’esistenza del mondo esterno [4]. Cosi abbiamo un sequestro emotivo. L’empatia è una modificazione dell’io proprio, vivo soffro ciò faccio questo sento percepisco, ho queste e quelle apparizioni, mi decido, analogizzando per l’ empatia, questa consiste nel “quasi”. Cioè come se io vivessi nel mio ricordo e non solo avessi “immagini” di memoria oggettivamente, come modificazioni di presentificazione delle apparizioni di percezione, che forniscono in se stesse percezioni come passata, ma come se io vivessi come il soggetto passato come vita passata come se fossi il soggetto passato della percezione, il soggetto passato, che pensa cosi e cosi nel circondario che si riferisce nel suo motivo empirico. Però l’empatia come atto non è un vivente nel mio passato, ma qualcosa di simile, esso è vivente nel presente ovvero piuttosto un vivere dentro un io vivente, ma nel mondo del quasi vivere, siccome l’io cui mi empatizzo non è il mio io. E’ d’altra parte io sono parimenti l’io attuale, immodificato che introducendosi nell’altro è vivente per cosi dire in lui. L’empatia riflettente come esperienza è pari all’auto-osservazione ed è chiaro che ad essa corrispondono pure modificazioni dell’ immaginazione. L’ empatia nella tragedia greca antica è «un vivere – l’ io – vita presenta, ma nel modo del quasi vivere». E ancora «è l’io sono al mondo», la costatazione della prima disposizione naturale. L’empatia nella tragedia greca è un momento di mediazione. Cioè è l’esperienza catartica, dalla quale scaturisce l’empatia tra gli spettatori. La espansione dei sensi che conduce lo spettatore verso uno stato meditativo.
Punti:
1.E. Husserl Zur Phanomenologie der Intersubjektivital, pp.225-226.
2 E. Husserl. Lo stesso, pp. 190-191
3 E. Husserl. Lo stesso, pp. 79-80
4 E. Stein Zum Problem der Einfuhlung, pp. 70-72
Apostolos Apostolou
Docente di Filosofia.