Jurij ALSCHITZ e il Training
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1550 iscritti / anno VII, n ° 37 / gennaio/febbraio 2008
Jurij ALSCHITZ, il Training
“Organizzare la Primavera”, da “la grammatica dell’attore”, ubulibri editore
In pieno inverno ci piace gettare un occhio sulla stagione che verrà.
Non uno scritto di meteorologia, ma le deliziose parole di Jurij Alschitz (nella foto a sinistra) sul senso della professione registica…”La missione del regista consiste nel creare un clima particolarmente adatto alla nascita di nuovi germogli, una stagione propizia affinché le cose NASCANO. Per fare in modo che le foglie spuntino da sole…”
Ringraziamo Ubulibri per il permesso alla pubblicazione.
Buona Lettura
VIDEO PRESENTAZIONE https://youtu.be/MeK_VCQ2rSQ
Jurij ALSCHITZ, il Training
“Organizzare la Primavera”, da “la grammatica dell’attore”, ubulibri editore
Diario 95. “Stoccolma in autunno. Non vedono, non sentono. È ridicolo e assurdo pretendere da loro_che diventino un ensemble di artisti. così come non si può pretendere da una lumaca che esca fuori dal suo guscio.
La vita si organizza per proprio conto, e non siamo “noi a organizzare lei; come a volte ci sembra. E non può essere che, allo stesso modo, l’idea di arte consista proprio nel fatto che la natura stessa si organizza da sola, e cioè che l’opera stessa si crei da sola? Se veramente è così, allora, la cosa migliore è limitarsi a non ostacolarne il processo di crescita, è semplicemente creare le condizioni dalle quali può scaturire la vita; è organizzare l’ambiente in cui può nascere una creazione…”
“…Oggi chiacchieravo con degli attori svedesi a proposito del senso e dello scopo della professione di regista. E mi è piaciuto il risultato a cui sono arrivato alla fine. Con molta immodestia…ma mi è effettivamente piaciuto. Per essere più precisi ha migliorato il mio umore. Ecco, sono seduto e mi rallegro in solitudine. Scribacchio.
Parlavo della professione dell’attore e mi è venuto in mente il mio cammino.
All’inizio in teatro mi sono occupato del lato visivo della vita scenica, della costruzione di tutti gli effetti possibili; dei trucchi e così via: questo è un inizio naturale per un giovane regista. La vita attorno a me.
Poi sono stato preso sempre di più dal problema della mia vita e dell’incarnazione della mia personale percezione del mondo sulla scena: organizzavo il mio mondo e volevo che ci vivessero altre persone. Ma loro non sempre potevano o volevano farlo. Tuttavia questo era già il gradino successivo: la mia vita.
Un ulteriore livello professionale, più complesso, cominciò quando riconobbi nella regia l’organizzazione della vita interiore dell’uomo. La vita altrui.
Ma molto di recente sono arrivato alla conclusione che sulla scena non c’è bisogno di organizzare né la propria, né l’altrui vita. Né quella esteriore, né quella interiore, per quanto questo possa lusingare la vanità del regista.
‘E allora qual é il senso di questa professione?’ mi hanno chiesto gli attori.
‘Mi sembra che consista’, ho risposto, ‘nel creare le condizioni da cui ha origine la vita, e poi semplicemente nell’ osservarla e nel conservarla così com’è.
La missione del regista consiste nel creare un clima particolarmente adatto alla nascita di nuovi germogli, una stagione propizia affinché le cose NASCANO. Per fare in modo che le foglie spuntino da sole, mentre l’anima ruzza e salta come una ragazzina di quindici anni. Pensate che sia semplice organizzare una primavera? Dimostrare a tutti che si può ricominciare dal principio, e farli correre tutti non si sa bene dove? No, non è semplice, ma mi sembra che sia in questo l’essenza della professione registica: organizzare la primavera.’
Con questo ho concluso la conferenza e sono rimasto soddisfatto di me stesso per un’oretta. Poi me ne sono andato da solo in albergo sotto la pioggia novembrina e mi è venuto in mente con una certa malinconia: ecco, ora viene a trovarmi il mio amico dei tempi della scuola e mi racconterà delle conquiste che ha fatto nella vita, e andandosene mi chiederà: ‘E tu che hai fatto?’ Che cosa gli risponderò? ‘Ho organizzato la primavera?'”