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Chi siamo e cosa facciamo al Teatro di Nessuno
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“Tacitae per amica silentia lunae” diretti verso un luogo così dimenticato da apparire migliaia di miglia lontano dal mondo, come il Perdigiorno di Eichendorff in cui ci riconosciamo.
Un Teatro confortato dalla sublime negligenza d’ogni impegno e che tuttavia ha un naturale talento per il ricordo e l’oblio. Quanto basta per vagabondare, con un’eterna domenica nel cuore.
Non insegue denaro o fortuna: felice d’aver a sufficienza per un piatto caldo, il caffè, il vino, le nuvole sulla valle, e percorre la melodia dell’innocenza, del divertissement letterario, della sublime negligenza di chi ha decifrato il segreto dell’esistenza e vuole rivelarlo giocando
Partendo da Chi siamo e cosa facciamo al Teatro di Nessuno, siamo arrivati a…
“E’ il corpo che ricorda,”
scriveva Grotowski, abbandonando lo psicologismo tanto in voga in tutte le esperienze teatrali dall’800 fino ai nostri giorni.
E’ su quest’onda nasce il Teatro di Nessuno come uno Studio/ Laboratorio per la sperimentazione attiva del linguaggio scenico nella direzione dei grandi maestri del novecento: dalle azioni fisiche di Stanislavskij, al “mimo corporeo” di Decroux, per arrivare fino ai giorni nostri a maestri quali Grotowski e Barba. A questo breve elenco di riferimenti possiamo di certo aggiungere i nomi di Craig, Appia, Mejerchol’d.
Questo non per scimmiottare queste tradizioni, che per alcuni versi hanno del “religioso”, ma per circoscrivere un settore del “teatrare”, dinamico ed attuale, che si identifichi in quella ricerca artistica che spazia nell’ambito di produzione scenica orientata verso i linguaggi artistici a matrice fisica.
Un ambito che ha visto impegnati gli artisti e i ricercatori appena citati, “accomunati dalla esigenza di bandire dall’uso teatrale (extra-quotidiano) del corpo umano la facile spontaneità e la narcisistica e disordinata esibizione delle emozioni, per sottoporre l’espressione corporea ad un duro lavoro di disciplinamento e di artificializzazione formali che la depuri dagli elementi contingenti e accidentali, relativi alla vita passionale dell’individuo, e la metta in grado – così spersonalizzata – di cogliere l’intima essenza di un fenomeno, di svelare le verità profonde della vita interiore”(De Marinis).
Cosa contraddistingue il nostro lavoro
I fattori che contraddistinguono il nostro lavoro sono la coerenza dell’esperienza artistica, il reale esercizio sul linguaggio teatrale, la conoscenza e la viva pratica delle tecniche dell’attore, l’approfondimento dei rapporti tra meccanismi drammaturgici ed interpretativi.
Quando abbiamo inaugurato il nostro primo Studio/Laboratorio, cui hanno fatto seguito negli anni tutte le altre attività, ci siamo messi nei panni di un ipotetico partecipante e ci siamo chiesti: “Ma perché mai dovrei iscrivermi a questo Studio/laboratorio, proprio a questo e non ad un altro? In fondo a Roma l’offerta è infinita o quasi, dunque perché dovrei iscrivermi proprio a questo?”
Questa le numerose risposte che ci siamo date, per esempio:
1. “Perché gli insegnanti sono bravi!”. Ma di Laboratori con insegnanti bravi ce ne sono molti, dunque la risposta non era soddisfacente.
2. “Perché mi propongono il ‘Metodo delle azioni fisiche’ che non conosco”. Ma non siamo gli unici che propongono questo metodo e quindi anche questa risposta non dava una motivazione sufficiente.
3. “Perché mi è piaciuto molto un loro spettacolo di fine corso”. Ma di buoni spettacoli di fine corso è pieno il mondo e neanche questa risposta ci convinceva.
Dunque nessuna delle precedenti risposte, e ce ne erano tante altre, ci sembrava esauriente e ci convinceva del perché mai il nostro ipotetico partecipante dovesse iscriversi.
Finché un giorno ad uno di noi non uscì fuori un:
“….Ma chi se ne frega del teatro!”
Si, tra le tante questa era la risposta giusta: chi se ne frega del Teatro!
“Non è il teatro che è necessario, ma assolutamente qualcos’altro. Superare le frontiere tra me e te: arrivare ad incontrarti per non perderti più tra la folla, né tra le parole, né tra le dichiarazioni, né tra idee graziosamente precisate, rinunciare alla paura ed alla vergogna alle quali mi costringono i tuoi occhi appena gli sono accessibile “tutto intiero”. Non nascondermi più, essere quello che sono. Almeno qualche minuto, dieci minuti, venti minuti, un’ora. Trovare un luogo dove tale essere in comune sia possibile…”(Grotowski)
Ecco, avevamo trovato la risposta del perché iscriversi proprio al nostro Studio/Laboratorio e non ad un altro:
“Non è il teatro che è necessario, ma assolutamente qualcos’altro…”
Dunque non è un teatro in carta patinata che rifletta una omogenea e consolatoria luce per tutti identica, ma un’esperienza espressiva che sia invece uno sguardo vigile sui passi perduti di una istintiva, mitica, forma di ricerca in cui chi agisce sulla scena parla direttamente al suo cuore che dialoga con quello dello spettatore, come avveniva nel segreto degli antichi Misteri.
“..Se per definizione quello che esprimo fuori (La mia maschera) rispecchia quel che sono dentro, se il mio occhio è la spia fedele del mio pensiero, io a teatro non posso, non sono libero di non far vedere quello che penso, o mostrare quello che non penso o non sento.” (Stanislavskij)
Oggi siamo certi che sulla scena, come nella vita, solo una verità produce altre verità e mai da una falsità nasce una verità!
Abbiamo lavorato e/o stiamo lavorando su:
La Ballata del Vecchio Marinaio – da S. T. Coleridge
Il Gabbiano– da Cechov
La Natura delle Cose – Nostro copione originale
Storia di una Capinera – dall’omonimo romanzo di G. Verga
Ti aspettiamo, ma telefona sempre prima di venire CONTATTI