LERMONTOV: Un Ballo in Maschera
LERMONTOV: Un Ballo in Maschera (1835). Le tragedie di Lermontov rappresentano la corrente russa della drammaturgia dello Sturm und Drang
Lermontov: Un Ballo in Maschera (1835)
LERMONTOV, Un Ballo in Maschera: la corrente russa della drammaturgia dello Sturm und Drang
elaborazione di Sandro Conte
“Le tragedie di Lermontov (e non solo Un ballo in maschera) rappresentano la corrente russa della drammaturgia dello Sturm und Drang, di cui fu alla testa Schiller.
Un Ballo in Maschera deve occupare un posto importante tra gli esperimenti di una nuova soluzione della costruzione della tragedia e della catastrofe tragica” (B. Ejchenbaum)
IN QUESTA PAGINA: Nota Introduttiva // La nostra elaborazione // Un’ipotesi di regia // Scheda riassuntiva // Edizione 2001 // Nota Biografica (Italiano) // Nota Biografica (Inglese)
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LERMONTOV, Un Ballo in Maschera: nota Introduttiva
Poeta miracolosamente precoce e traqicamente scomparso appena giunto alle soglie della maturità, Lèrmontov ebbe, come drammaturgo, lo strano destino d’essere riconosciuto solo oltre mezzo secolo dopo la morte, dopo essere rimasto nell’ombra, vivente, a causa della censura che nel 1835 gli rifiutò il permesso di mettere in scena Un Ballo in Maschera.
Incomprensione dei contemporanei
A questa incomprensione dei contemporanei ai quali il romanticismo drammatico non doveva apparire che nelle forme dei drammi patriottici sciovinistici di un Kukol’nik o di un Polevòj, l’età moderna ha contrapposto un duplice riconoscimento: quello dell’eccezionale significato letterario dell’opera – nonostante le sue manchevolezze dovute all’immaturità del poeta – e quello di una non meno eccezionale evidenza teatrale.
Le tragedie di Lèrmontov rappresentano la corrente russa della drammaturgia dello Sturm und Drang
Il primo è stato formulato da un critico la cui sensibilità era stata educata alla corrente formalistica della critica moderna, B. Ejchenbaum, per il quale “le tragedie di Lèrmontov (e non solo Un ballo in maschera) rappresentano la corrente russa della drammaturgia dello Sturm und Drang, di cui fu alla testa Schiller, e Un Ballo in Maschera deve occupare un posto importante tra gli esperimenti di una nuova soluzione della costruzione della tragedia e della catastrofe tragica”.
Il secondo significato fu reso evidente dalla grandiosa messa in scena di Un Ballo in Maschera per opera di Mejerchol’d, il regista più ribelle a ogni freno che abbia avuto il teatro russo, che si appassionò, come egli stesso disse, della trama del dramma, molto viva, modello di un “teatro dazione”, ma nello stesso tempo ricca di spunti misteriosi, in un certo senso anche simbolici, come la figura dell’ “Ignoto” che segue passo passo gli eroi deI dramma mentre la nemesi si va delineando e che fu interpretata dal regista, sia pur forzando le intenzioni del poeta, come la personificazione del destino.
Se si pensa che la prima rappresentazione mejercholdiana del dramma ebbe luogo a Pietrogrado al “Teatro Aleksàndrinskii” la sera del 25 febbraio 1917, mentre già nelle strade risuonavano le prime fucilate della rivoluzione, si è portati a pensare non solo all’eccezionale destino degli eroi del poeta, ma ancora una volta a quello del poeta stesso.
L’eroe di un Ballo in Maschera
Si è discusso intorno alla personalità dell’eroe di Un Ballo in Maschera, non meno che intorno a quella dell’eroe di Che disgrazia l’ingegno! di Griboèdov, anch’egli oggetto di valutazioni psicologiche e filosofiche. Effettivamente tra i due eroi c’è una certa parentela, anche se nulla legò i soggetti delle due opere: ironica e caustica la commedia di Griboèdov; doloroso col pathos dell’antica tragedia il dramma di Lèrmontov. A Cackij in Che disgrazia l’ingegno! indignato delle meschinità della società moscovita dove è capitato rientrando dall’Europa, basta chiamare la propria carrozza per evadere, ma Arbénin in Un ballo in Maschera, nella sua denuncia della società mondana, alla quale dà la colpa del presunto tradimento della moglie, non fugge ma anzi, uccidendo l’infedele, si solleva a una protesta contro tutta l’organizzazione della vita umana, contro Dio e la morale.
A Che disgrazia l’ingegno! Griboèdov era arrivato dopo avere scherzato in qualche commediola senza pretese; a Un Ballo in Maschera invece Lèrmontov arrivò dopo alcuni drammì: Gli spagnoli, Uomini e passioni (il titolo originale è in tedesco:Menschen und Leidenschaften), Un uomo strano il cui intreccio di elementi reali con elementi fantastici ci rivela la faticosa genesi delle situazioni del dramma maggiore. Non del tutto decisiva per lo stesso autore, il quale cercò di tornare allo maniera dei precedenti nel tentativo incompiuto dei Due fratelli, di cui riprendeva il tema nel racconto La principessa Ligovskàya. Anche per il teatro, fu fatale quel colpo di pistole che spezzò la più tormentata anima di poeta di tutto il tormentato romanticismo russo.
(Da “Teatro Russo” – Bompiani 1955 – pagg 453, 454)
LERMONTOV, Un Ballo in Maschera: la nostra elaborazione
Le fantasie del ritorno, le crepuscolari atmosfere della memoria: tra queste si dibatte Nessuno – che non è l'”Ignoto” di Lermontov – nella sua lenta esplorazione di un luogo ritrovato, ma di cui, forse, si è voluto cancellare ogni ricordo. Cosa è racchiuso tra quelle mura: la sua stessa vita? Un passato che, come per incanto, torna a rivivere?
Nessuno sembra ricordare…il ballo in maschera, il gioco, l’azzardo, i duelli, la gelosia, un incomprensibile delitto…ma tutto questo è realmente accaduto o è solo aria sottile che si mescola ad altra fine aria, un delirio che lo segue e lo perseguita, un gioco ad incastri per cui, se la ragione ha accettato il primo passo verso quel lugubre capriccio della mente, allora i successivi ne sono solo un farneticante corollario indimostrabile, un febbrile assioma…?
L’opera di Lermontov è qui utilizzata solo come spunto, favola onirica, in un contesto che, pur conservandone parzialmente la trama, assume un andamento ed un assunto complessivo e finale che si differenzia completamente da quelli proposti dall’autore russo.
LERMONTOV, Un Ballo in Maschera: nota per un’ipotesi di regia
A chi, sbadatamente è ovvio, si avventurasse nella regia di questo testo, ci piace segnalare che, oltre alle indicazioni che troverà nella lettura dello stesso, nelle didascalie di alcune scene è riportato il moltiplicarsi dello stesso personaggio: ad esempio il personaggio di Nina si moltiplica e le Nina diventano più di una che si incrociano con altrettanti Conte. Non si tratta di una stravaganza legata ad una qualche moda del momento in cui l’opera è stata da noi elaborata, ma dell’esigenza di comunicare allo spettatore che il Conte non uccide Nina, proprio lei, il Conte uccide con lei la femminilità nel suo complesso, il Conte non ce l’ha con una donna in particolare ma con tutto il femminile. Una sensazione simile si vorrebbe comunicare con il moltiplicarsi delle maschere, della Baronessa e del Principe, i quali, più che rappresentare se stessi, incarnano una condizione umana.
Il Ballo, come metafora della vita, percorrerà quasi tutto lo spettacolo; mentre si balla si ama…mentre si balla si odia…mentre si balla si ride…mentre si balla si uccide…mentre si balla…si balla…si balla…
La rappresentazione, scene, costumi, dovrà essere sospesa in un tempo immaginario, prescindendo da qualsiasi riferimento temporalmente individuabile.
LERMONTOV, Un Ballo in Maschera: scheda riassuntiva della nostra elaborazione
- Titolo Un Ballo in Maschera
- Autore Originale Mikhail Jur’evic LERMONTOV
- Elaborazione Sandro CONTE
- Traduzione Ewa WROBEL
- Genere Dramma
- Atti Uno
- Nostra prima rappresentazione 11 Dicembre 2001 – Roma, Teatro Tirso
- Durata stimata 1 h, 30′
- Personaggi Principali 9 ( 6 U , 3 D)
- Personaggi secondari
- Ambientazione Senza tempo
- Depositato alla S.I.A.E. 20 Dicembre 2000
Lo spettacolo richiede scene di ballo, il numero dei personaggi secondari è dunque funzione dello spazio scenico a disposizione. Nella nostra messa in scena abbiamo utilizzato 5 coppie di ballerini
LERMONTOV, Un Ballo in Maschera: edizione 2001
Spettacolo realizzato con il Patrocinio dell’Istituto di Cultura e Lingua Russa di Roma
- Interpreti: Franco Battaglia (Principe), Daniela Bistacchia (Maschera), Silvia Caporilli (Baronessa), Pasquale de Martino (Conte), Pasquale Di Giuseppe (Ufficiale), Nuccia Flandina (Nina), Luisa Garufi (Nina), Giorgio Merluzzi (Portiere), Giacomo Ortu (Strozzino), Roberto Paletti (Nessuno), Mariateresa Pugliese (Baronessa), Stefania Tanca (Voce) e con Mariateresa Condolucci, Antongiulio Granito, Andrea Orsi, Carlo Pennacchi, Pina Pignataro, Sandro Scarpelli, Alessandra Tomaselli
- Compagnia Teatro Laboratorio del Teatro di Nessuno
- Rappresentazioni – Roma – Teatro Tirso – Dicembre 2001 – Ladispoli (Roma) Centro Arte e Cultura – Febbraio 2002
- Scene Stefania Tanca
- Costumi Gabriella Marroni
- Musiche Ivanovici F. Lehar – “Les Vagues du Danube” ( Strumentazione di Andrè Rieu, 2000) – Papel Marques – “Buleria el Mago” (Chanela) Aria “Selva opaca, deserta brughiera) – Shigeru Umebayashi – “Yumeji’s Theme” (Colonna sonora del film “In the mood of love, 2000) – Saint Preux – “Phytandros” – Zbigniew Preisner – Decalogo I, III, VI, VIII – Canzone tradizionale francese per bambini :”Il etait une bergère” – Gioacchino Rossini – “Guglielmo Tell”
- Scelte Musicali Evelyne Bukowiecki
- Aiuto Regia Giuliana Buonopane
- Disegno Luci Edoardo Sabelli
- Tecnico Luci Lorenzo Rossini
- Scritto e Diretto da Sandro Conte